Archivio Storico Cenedese n. 7 (2021)

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Il nuovo numero dell’Archivio Storico Cenedese, rivista annuale di studi storici per tutto il territorio compreso tra Piave e Livenza, è uscito dalla tipografia ed è ora disponibile, in libreria o al sito www.ascenedese.it. Anche l’ultimo volume, il settimo, pubblicato con il sostegno di Banca PrealpiSanbiagio conferma l’alto livello degli articoli, uno standard qualitativo che contraddistingue il progetto editoriale e l’ha fatto conoscere fuori dal Veneto.

La rivista che racconta la storia della Marca è infatti presente nelle biblioteche del territorio ma anche in importanti istituti italiani e internazionali: Max Planck Institut di Firenze, Harvard College Library di Boston, Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, British Library, Library of Congress di Washington, Biblioteca della Fondazione Cini di Venezia, Biblioteca Hertziana di Roma, per citarne alcuni. In questi sette anni l’Archivio ha saputo raccogliere la collaborazione di importanti studiosi e la partecipazione di accademici delle università del Triveneto come autori o revisori.

In questo numero dell’Archivio Storico Cenedese, i lettori potranno trovare tre Studi, i contributi più articolati, tre Comunicazioni, cioè gli articoli più puntuali, e tre Brevi, ovvero veloci segnalazioni di curiosità, per un totale di 277 pagine.

Nella prima sezione del volume, Vanni Veronesi continua il suo viaggio nell’Umanesimo in questa parte di Veneto utilizzando ancora, come nelle precedenti puntate (rintracciabili ai numeri 4, 5, 6), la chiave della filologia. Questa volta sotto la lente di questo fine studioso della cultura classica c’è la misteriosa figura di Trifone Gabriel (San Polo di Piave 1470 – Venezia 1549) e il suo commento al ciceroniano Somnium Scipionis. Lo studio del manoscritto custodito alla Biblioteca Ambrosiana di Milano restituisce un ricco bottino: intanto qualche indizio sull’apporto alla cultura del Cinquecento di Trifone Gabriel, maestro all’epoca molto stimato e ricercato ma di cui oggi sappiamo pochissimo, e uno spaccato dell’erudizione dell’umanista sampolese; ma poi il commento al Somnium ci offre anche un interessante intrico linguistico (latino, volgare e vernacolo veneto orientale, testimonianza del lavoro di redattori diversi sul testo) e, soprattutto, uno straordinario tessuto di riferimenti, quasi un ipertesto diremmo oggi: mille fili di autori e testi che nella loro trama disegnano il clima neoplatonico del tempo e nel loro ordito uniscono, come in un percorso diretto, Omero a Platone a Cicerone a Macrobio a Boezio, avanti fino a Dante e giù fino a Pietro Bembo, contemporaneo e amico di Gabriel.

I due studi successivi hanno carattere archeologico. Quello di Elisa Possenti, professoressa di Archeologia Cristiana e Medievale all’Università di Trento, esamina il contesto storico nel quale furono effettuate alcune importanti scoperte ad Arten, nel comune di Fonzaso (BL), nel gennaio del 1875. Possenti ricostruisce la storia del rinvenimento e presenta, insieme alle vicende che portarono all’acquisizione degli oggetti da parte della Bibliothèque Nationale de France di Parigi, le immagini inedite dei reperti bronzei.

L’articolo di Francesco Granzotto invece ripercorre cent’anni di documenti e fonti relativi a un’area di Oderzo, compresa tra l’ex stadio comunale e le attuali via Roma, dei Mosaici e Savonarola. L’attenta analisi di mappali, manoscritti, memorie, tanto nelle loro concordanze quanto nelle loro discrepanze, permette di portare nuovi elementi utili alla valutazione dei ritrovamenti archeologici effettuati tra Ottocento e Novecento.

Nella sezione Comunicazioni, Alessandra Negri descrive la Pace del Duca Orso, una tavoletta lignea con inserti in metallo e pietre preziose che veniva utilizzata come strumento liturgico: durante la Messa veniva baciata sostituendo simbolicamente il segno di pace tra i fedeli. La Pace del Duca Orso, custodita al Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli, è attestata per la prima volta in un inventario del 1407, ma la sua composizione è molto precedente; benché l’esatta datazione sia tuttora controversa, gli studiosi propongono diverse ipotesi comprese tra la seconda metà dell’VIII secolo e la seconda metà del IX.

Nell’articolo di Arianna Candeago facciamo un balzo in avanti di quasi un millennio, ricostruendo i tempi e i modi di insediamento della famiglia di patrizi veneziani Molin (ramo di San Maurizio) a Meduna, tra la metà del Seicento e i primi dell’Ottocento.

Con il saggio di Antonella Ricci siamo ormai nell’età contemporanea e in mezzo a una delle grandi tragedie del Novecento: il genocidio degli Armeni. L’articolo approfondisce infatti il ruolo di Luigi Luzzatti nel sostengo della causa armena e il suo impegno umanitario in difesa dei popoli oppressi. Nelle fonti archivistiche e nella corrispondenza tra Luzzatti e la sua segretaria, l’opitergina Elena Carli, è documentato il rapporto di Luzzatti con i principali fuoriusciti armeni e il profondo interesse per il dramma armeno attraverso l’attività parlamentare, politica, pubblicistica e anche sociale, con il farsi carico delle necessità di molti profughi da parte dello statista veneziano.

Tre Brevi chiudono il volume: Manoel Maronese offre una nuova testimonianza di un’ode greca di Giambattista Amalteo a celebrazione della vittoria di Lepanto, emersa in un manoscritto della Bibliothèque Nationale de France. Giampaolo Zagonel propone un tributo a Dino Buzzati nei cinquant’anni dalla scomparsa ripubblicando un ex voto dedicato a Serravalle, tratto dall’ultima opera dell’autore bellunese: I miracoli della Val Morel. In chiusura, Paolo Spedicato ci porta oltre l’Atlantico con un’interessantissima bozza bio-bibliografica di Ivan Lorenzoni Borgo, oriundo di Villorba, scrittore di racconti in Brasile.

Al termine del volume, come di consueto, la sezione delle Recensioni.

L’Archivio Storico Cenedese dà appuntamento a tutti gli appassionati di storia a settembre per la presentazione del numero 7, e nel frattempo vi aspetta in libreria o sul sito www.ascenedese.it.